Quando una persona muore rimani turbati e allo stesso tempo sappiamo che la morte è parte dell’esistenza. Sin dalla nascita sappiamo che la nostra destinazione momentanea è appunto la morte. Lo sappiamo e in qualche maniera ci conviviamo.
Quando perdiamo una persona cara per un certo periodo di tempo viviamo lo stato d’animo di afflizione e dolore per la perdita.
Se a lasciare il corpo fisico è una persona giovane oltre al dolore rimaniamo dispiaciuti perché non ha avuto la possibilità di vivere le sue qualità e talenti.
Se a lasciare il corpo fisico è un individuo che ha avuto l’opportunità di vivere pienamente la capacità di essere accogliente, amorevole, compassionevole, generoso… allora insieme allo stato d’animo di dispiacere si aggiunge quello del congratularsi per la qualità della vita vissuta.
Se una persona muore perché viene uccisa oltre al dolore ci auspichiamo che i responsabili vengano presi e puniti secondo GIUSTIZIA.
In questo caso si trova un minimo di pace se la giustizia ha compiuto il suo corso.
Esistono dei luoghi in periodi storici particolari nei quali a prevalere sugli altri sono pochi esseri che grazie al potere accumulato attraverso lo sfruttamento e il depredare riescono a controllare la legge degli uomini e possono rimanendo impuniti permettere l’uccisione di molti innocenti.
In questo caso la giustizia umana fa fatica ad affermarsi, può metterci moltissimi anni.
In questo caso per coloro che considerano l’umanità la propria famiglia il lutto dura per tutta la vita.
Convivere con la consapevolezza che colui che ha ucciso i membri della tua famiglia è libero di fare altrettanto con chiunque ti lascia un senso di impotenza e di amarezza capace di colorare di nero ogni cosa che fai.
L’unica cosa che può salvare in questi casi è ritirarsi nel TEMPIO, permettere alla consapevolezza di espandere e comprendere quale sia la giusta azione da compiere affinché anche la giustizia umana possa compiersi. Che la luce ci illumini